Lèkythos attica con figure femminili
Marmo pentelico
Alt. 56 cm, diam. 29 cm
380-350 a.C.
La lèkythos è di forma piuttosto slanciata con il corpo che si dilata gradualmente fino alla spalla, con una curvatura poco accentuata. Sul lato anteriore è scolpita a bassorilievo una scena composta da tre figure femminili: a sinistra è ritratta, di tre quarti, una donna stante, che indossa un chitone e un mantello di stoffa pesante, che avvolge il corpo e attraversa il torace sotto il petto. La figura porta in avanti il braccio destro a stringere la mano (dexíosis) di una donna di età matura, verso cui protende anche la mano sinistra, con il palmo aperto. La seconda figura siede su un seggio con schienale e gambe ricurve (klismós); è vestita di un chitone e di un mantello che si addensa sulle cosce; la testa, lievemente inclinata, mostra un’acconciatura usuale per le donne adulte, con una scriminatura mediana e chignon sulla nuca. Dietro il klismós, parzialmente nascosta, vi è una giovinetta stante, con elementi caratteristici di una donna non libera di origine barbarica: una semplice tunica e capelli di taglio corto. Sopra le teste delle due figure principali sono presenti le iscrizioni con i loro nomi, incise da due lapicidi probabilmente in tempi diversi: la figura stante è nominata “DHMOSTRA[TH”, la figura seduta, “…]OSTRATH”. Bisogna ipotizzare che il monumento fosse destinato a eternare il ricordo di (…]ostrate), il cui nome è tracciato con maggiore cura, e che poi, alla morte della congiunta, si sia aggiunto il nome Demostrate.
Le tre protagoniste della scena ripetono tipi iconografici tra i più diffusi nel repertorio dei rilievi sepolcrali attici, ma nel nostro caso la mano sinistra si protende con il palmo aperto in direzione della donna seduta, alludendo esplicitamente alla vita nell’intimità dell’oikos, la casa, così come la presenza dell’ancella, che pone in rilievo l’elevato status sociale della padrona, che è la protagonista per evidenti elementi: le dimensioni maggiori rispetto alle altre donne; la collocazione al centro, l’essere seduta, lo sguardo perso in lontananza che tradisce il suo isolamento rispetto a quanto la circonda.
Sul piano formale la scena è caratterizzata da un’esecuzione con pochi, veloci colpi espressionistici di scalpello per il modellato dei corpi, le pieghe dei panneggi e la definizione dei dettagli. Questi elementi suggeriscono una datazione nel secondo venticinquennio del IV secolo a.C.