BERNARDINO DI BETTO, DETTO IL PINTURICCHIO
(Perugia 1454 – Siena 1513)
Madonna con il Bambino
Tempera su tavola
57 x 43 cm
Eseguito alla fine del XV sec.
Opera soggetta a decreto di notifica
Opera di grande valore stilistico e iconografico, è tipica della mano del Pintoricchio nonostante non vi sia traccia di essa nei documenti antichi. È databile con una certa sicurezza agli ultimi anni del Quattrocento, quando il grande maestro fu incaricato dalla famiglia Bufalini di affrescare la loro cappella nella chiesa romana di S. Maria in Aracoeli. La tavola difatti presenta delle affinità con alcuni dipinti risalenti al medesimo periodo. Per esempio la figura del Gesù Bambino, snello e sgambettante con lo sguardo rivolto verso il basso, riprende quello ritratto negli affreschi della Cappella Eroli del Duomo di Spoleto. Una commissione quest’ultima, descritta da Giorgio Vasari nelle sue biografie, come il primo lavoro completamente indipendente eseguito dal Pintoricchio. La presenza di alcune imbarcazioni ormeggiate in un golfo, visibile sullo sfondo del dipinto, e la stella appuntata sul manto della Vergine all’altezza del cuore sono gli attributi di Maria come “Stella Maris”, ovvero la protettrice di coloro che andavano per mare. Iconografia di grande significato, perché collega questa composizione all’antico tema delle litanie della Vergine, assumendo così la valenza metaforica di approdo sicuro per le anime dei credenti.
È il periodo forse più alto del maestro che veniva dall’esperienza della Cappella Sistina ed era in stretto contatto con l’altro grande protagonista dell’arte umbra del Quattrocento, il Perugino del quale il Pintoricchio fu a lungo considerato semplicemente (e ingiustamente) un semplice allievo.
In seguito a importanti studi condotti nell’Ottocento, la fama di Bernardo di Betto come Maestro, venne giustamente ristabilita. Questo lungo oblio fu probabilmente determinato dal fatto che Pintoricchio lavorò relativamente poco per gli ordini religiosi, ma scelse invece di sperimentare fucine di cooperazione con altri pittori umbri e laziali del panorama quattrocentesco. Rispetto al Perugino, egli fu fra i primi a liberare le sue composizioni dagli schemi “giotteschi” che dominavano la scena artistica centroitaliana fin dal Trecento, cercando di conferire al paesaggio un ruolo determinante per l’estensione in profondità del dipinto. E fu proprio con gli affreschi della Cappella Bufalini che Pintoricchio scompigliò la prospettiva lineare fiorentina.