Trapezoforo con raffigurazione di Leda con il cigno
Marmo bianco
Alt. 76,3 cm
I-II d.C.
Trapezoforo in marmo figurato dalla rappresentazione complessa poiché vi è scolpito l’amplesso amoroso tra Leda e il cigno, ossia Zeus, innamorato della donna e trasformatosi nel nobile volatile. Si tratta di un trapezoforo con la funzione di supporto unico di una mensa, probabilmente appoggiata ad un muro, poiché la scultura si sostiene su uno zoccolo rettangolare ed è nettamente frontale. Leda nuda si adagia a destra sopra un panneggio dalle morbide pieghe, poggiando il gomito e il braccio destro flesso, che la sostengono, mentre la mano stringe il tessuto; il braccio sinistro è sollevato ad avvolgere il corpo del cigno, che abbraccia sensualmente; inoltre sono intrecciate le gambe della donna con le zampe del volatile; il panneggio, poi si solleva avvolgendo intorno la gamba sinistra di Leda leggermente flessa e sollevata. Il cigno si sostiene sui suoi grandi piedi palmati, premendo il suo corpo piumato contro la pelle liscia e morbida di Leda. La sua ala destra risponde all’abbraccio di Leda, avvolgendola, mentre la sinistra, che è parzialmente conservata, doveva essere distesa; la testa e il collo sono mancanti, ma il cigno probabilmente arcuava il collo verso il basso per posare il capo sul seno di Leda o per baciare le sue labbra; anche la testa e i piedi di Leda sono mancanti. Dietro le figure come sfondo e sostegno, è presente una colonna con sezione quasi quadrata mentre alla base del gruppo scultoreo, vi è un plinto di forma rettangolare, profilato, su quattro piedi.
Durante il II secolo a.C. affluiscono i primi tavoli di lusso a Roma come bottino di guerra dei generali vittoriosi dall’Oriente, insieme ad altri prodotti dell’artigianato artistico ellenistico. Durante il primo impero aumenta la loro diffusione con l’accrescersi sempre maggiore di richiesta sul mercato, quali elementi d’arredo di lusso. Sorgono così botteghe specializzate nella produzione di una gran varietà di scultura decorativa in marmo che pur restando nell’ambito dell’artigianato, dimostrano spesso una buona capacità scultorea e un’elevata qualità esecutiva richiesta da una committenza esigente. Anche le vicende del mito greco, vengono accolte, ma riproposte e utilizzate spesso per un puro gusto estetico, perdendo il carattere eziologico originario. In quest’ambito rientrerebbe il nostro esemplare di trapezoforo figurato nella complessità di realizzazione delle due figure e collocabile tra la fine del I secolo e il II secolo d.C.