Tigre rampante
Marmo pavonazzetto (marmor Phrygium)
lungh. max. 71,5 cm
Fine II d.C.
Frammento di felino di grandi dimensioni mancante degli arti anteriori, posteriori e della testa, che risulta somigliante per la forma affusolata del corpo ad una pantera; da notare la straordinaria resa anatomica del corpo snello e asciutto, da cui è possibile scorgere il costato, e della tensione dinamica delle membra; da sottolineare la presenza delle mammelle scolpite. Nella ricostruzione dell’animale il felino doveva sostenersi sulle zampe posteriori per protendersi in alto con le zampe anteriori alzate e il collo torto verso sinistra. Il movimento complessivo è possibile ricostruirlo guardando la fronte di alcuni sarcofagi con corteggio dionisiaco, dove si riscontrano anche felini con mammelle, come il nostro esemplare, che accompagnano Dioniso con il suo tiaso e il carro trionfale. Stesso confronto è possibile anche con numerosi pannelli marmorei in opus sectile sempre con scene dionisiache: nell’esemplare rinvenuto nella Basilica di Giuno Basso e conservato presso i Musei Capitolini, una tigre con mammelle assale un vitello. Interessante risulta l’esatta identificazione del felino: nei mosaici i felini sono chiaramente raffigurati come tigri con mammelle grazie alla possibilità dell’utilizzo di marmi policromi che ben rendono le striature del vello. Da sottolineare come per il nostro esemplare sia stato utilizzato il marmo pavonazzetto, probabilmente proprio per rendere coloristicamente il vello striato del felino. Generalmente è proprio la tigre ad essere rappresentata con le mammelle e si trova in molte scene proprio in atteggiamento rampante a difesa dei suoi cuccioli.
I Greci avevano conosciuto le tigri grazie alle spedizioni di Alessandro Magno; inoltre, dopo che l’imperatore Augusto portò la prima tigre a Roma in occasione dell’inaugurazione del Teatro di Marcello (11 a.C.), essa divenne l’animale più richiesto per la lotta in arena e numerosi con- fronti iconografici ci mostrano come questo felino fosse conosciuto in tutto l’Impero. Va sottolineata la maestria dello scultore antico a rendere nel marmo la forza e l’impeto dell’animale che prorompe nello spazio. Un inquadramento cronologico preciso della nostra scultura risulta difficoltoso, ma è possibile orientarlo intorno al II-III secolo d.C., quando l’utilizzo dei marmi colorati divenne più frequente in scultura e negli elementi architettonici.