Statua di Venere, variante del tipo Genitrice
Marmo bianco
Alt. 26 cm
II d.C.
Scultura in marmo raffigurante Venere nell’iconografia diffusa in numerose statue di piccolo e grande formato soprattutto in età romana a partire dal II secolo d.C. L’archetipo di tale iconografia deriverebbe dall’opera in bronzo dello scultore greco Callimaco che alla fine del V secolo a.C. avrebbe realizzato una scultura di Afrodite, come simulacro di culto, per il tempio di Corinto o dell’agorà di Atene o ancora di Trezene. La figura divina si presenta stante sensualmente ed elegantemente rappresentata, vestita di un leggero panneggio sottile ed aderente che lascia trasparire le movenze del corpo. La ponderazione policletea e il trattamento delle pieghe della veste avvicinano quest’opera alle sculture fidiache.
Il tipo iconografico è stato interpretato come una Afrodite protettrice delle spose nel giorno delle nozze. L’esemplare migliore risulta essere la statua del- l’Afrodite detta del Frejus (o tipo Louvre – Napoli) conservata a Parigi, Musée du Louvre, del I d.C. Numerose furono nei secoli le repliche con numerose varianti, tanto che si è supposto che l’Afrodite di Callimaco possa aver ispirato la Venere Genitrice, opera dello scultore Arcesilao, commissionata da Cesare come statua cultuale del tempio della dea nel suo Foro. Così furono prodotte numerose copie della scultura quale segno di propaganda politica e poi imperiale e ancor più ampia fu la produzione in età adrianea a seguito della venerazione dell’imperatrice Sabina per la Venus Genetrix, tanto da farsi raffigurare come la dea. La nostra piccola scultura conserva il medesimo atteggiamento e impostazione dell’archetipo: il braccio sinistro era proteso in avanti appena flesso nel sorreggere il pomo, mentre la destra si piega verso l’alto per sollevare un lembo di stoffa sulla spalla. La variante del nostro esemplare riguarda la copertura del seno sinistro (lasciato scoperto nell’archetipo) con la veste e veniva utilizzata per le statue con teste ritratto anche di imperatrici; purtroppo assente nel nostro esemplare.