Statua di Dioniso
Marmo bianco italico a grana fine
Alt. 148 cm
Seconda metà II d.C.
Opera soggetta a decreto di notifica
Nel luglio 2009 la scultura è stata sottoposta a un intervento di pulitura affinché fosse esposta nella sede del Museo Nazionale Romano in Palazzo Altemps in occasione della mostra “Il sorriso di Dioniso” (16 aprile – 18 luglio 2010) promossa dalla Fondazione stessa. Il dio presenta il suo delicato corpo interamente nudo, ad eccezione della párdalis (pelle di felino) che simile a un mantello scende a coprire interamente la schiena terminando in una lunga coda, mentre sul davanti, allacciata alle spalle, mostra la protome sui pettorali, indossa alti stivaletti ai piedi. Sul capo dalla folta capigliatura a lunghe ciocche ondulate, è adagiato un ricco diadema vegetale, a foglie di edera, pampini e uva. Un interessante dettaglio è il serto di piccole rose a cinque petali che cinge il ventre e dissimula un taglio antico orizzontale. La rosa è un richiamo simbolico alla rinascita primaverile della vegetazione, all’armonia spirituale in associazione al culto sia di Afrodite che di Iside. È il fiore evocativo della festa per i defunti, detta appunto dei Rosalia, che si svolgeva nel mese di maggio quando si celebrava anche Liber come il dio che assicurava ai suoi fedeli una felicità oltremondana.
La scultura riesce a coniugare abilmente lo schema iconografico del giovane atleta nel tipo del cosiddetto Efebo Westmacott, attribuito a Policleto (metà V secolo a.C.), con l’immagine del Dioniso cosiddetto Thriambos (Trionfo), vincitore mitico nella lotta contro i Giganti e contro gli Indiani grazie alla presenza degli stivaletti in pelle e della pardalide allacciata sul dorso. Notevoli affinità si riscontrano con la raffigurazione del dio negli affreschi pompeiani dove Dioniso si accosta dolcemente incuriosito ad Arianna addormentata, abbandonata da Teseo sull’isola di Naxos. La statua, probabilmente realizzata in un’officina romana nell’epoca dell’Imperatore Marco Aurelio (161-180 d.C.), doveva decorare il giardino o il peristilio di una ricca domus, nella quale, con un apposito apparato figurativo, si voleva costruire un’atmosfera dionisiaca che evocasse la presenza del dio e dei suoi seguaci, come simbolo del pieno godimento dei piaceri della vita.