Statua di Artemide, variante del tipo Dresda
Marmo di Taso
Alt. 123 cm
II d.C.
La scultura, già Collezione Versace, raffigura Artemide, dea della caccia, che indossa un ampio e lungo peplo senza cintura attraversato dal balteo; le braccia oggi mancanti, dovevano essere entrambe distese e abbassate lungo i fianchi, come mostrano i fori per le braccia e il collo. Pertanto la statua risulta essere una variante in marmo pario del Tipo Dresda, esemplare ben noto di Artemide conservato a Dresda che deriverebbe, a sua volta, da un originale, probabilmente di bronzo, databile intorno alla metà del IV secolo a.C. A differenza della statua di Dresda che porta il braccio destro indietro per prendere una freccia dalla faretra, la nostra figura, così come in una variante conservata a Monaco, (Viernlisel K., (a cura di), Glyptothek München, Katalog der Skulpturen, II, klassische Skulpturen des 5. und 4. Jahrhunderts v. Chr., Monaco 1979, pp. 293-303) di- stende le braccia sui fianchi in atteggiamento contemplativo e deriverebbe da un originale realizzato, secondo alcuni studiosi, da Prassitele per la città di Megara intorno al 360 a.C. (Moreno P., La bellezza classica. Guida al piacere dell’antico, Torino 2001, pp. 151-157). Si conoscono una ventina tra copie e varianti del tipo iconografico, ma questa scultura emerge tra quelle note, per la qualità del blocco di marmo cristallino, certamente insulare, e per l’accuratezza della resa formale. È evidente l’attento trattamento delle morbide pieghe del peplo che seguono le movenze del corpo ed evidenziano un eccellente gioco di chiaroscuro, conferendo forte espressività a tutta la figura. Databile in età imperiale nell’ambito del II secolo d.C., testimonia l’acquisizione in scultura, così come nella piccola plastica e nelle incisioni di gemme, di un tipo iconografico che ha goduto di grandissima fortuna presso la clientela romana, risultando tra le migliori copie di età imperiale della celebre opera di Prassitele.