Marmo pario
Alt. 40 cm
25-20 a.C.
Opera soggetta a decreto di notifica
La testa di dimensioni lievemente maggiori del vero, rappresenta un giovane sui venti anni caratterizzato dal labbro superiore appena sporgente e dai capelli, che pettinati a “visiera”, si aprono con una doppia elica sulla nuca. Lo sguardo è velato da un’intensa espressione di dolce malinconia. La testa doveva essere inserita in una statua onoraria alta poco più di due metri.
Nel volto è stato riconosciuto da Antonio Giuliano il ritratto di Marco Claudio Marcello (42-23 a.C.), figlio di Ottavia, sorella di Augusto, e di Caio Claudio Marcello, discendente dall’antichissima famiglia Claudia. Marcello a soli tredici anni partecipò al trionfo per la battaglia di Azio (29 a.C.) e poi a quello per la vittoria sui Cantabri (27 a.C.). Augusto, privo di figli maschi, adottò giovanissimo l’amato nipote designandolo come suo erede e lo unì in matrimonio a sua figlia Giulia. Venne così favorita la nomina del giovane a edile (23 a.C.), organizzando giochi magnifici per il popolo romano, e poi a pontefice, accelerando il suo cursus honorum per la designazione alla successione imperiale, come era nella volontà di Augusto. Nello stesso anno Marcello si ammalò improvvisamente, morendo poi a Baia, secondo alcuni colpito da una congiura di palazzo ordita da Livia, seconda moglie di Augusto, per favorire il figlio Tiberio alla successione.
Augusto fu profondamente addolorato per la morte del nipote, nel quale era stata riposta la fiduciosa speranza di una successione certa al potere imperiale. Lo fece seppellire nel Mausoleo fatto costruire per sé in Campo Marzio, nell’11 a.C. gli intitolò il teatro adiacente il Tevere e, infine, ne promosse il culto in tutte le città dell’Impero con l’innalzamento di molte statue onorarie (alcune d’oro), come testimoniano le dediche rinvenute. Il sentimento di dolorosa commozione per la morte prematura e inaspettata del giovane sarà affidato ai versi di Virgilio (Eneide, VI, 868 ss.), alla lettura dei quali la madre Ottavia svenne per la commozione del ricordo.
Finora non vi era certezza iconografica del volto di Marcello e il suo riconoscimento è avvenuto grazie allo studio di Antonio Giuliano edito dalla Fondazione nel volume di Valerio M. Manfredi, Marcello, Roma 2008. La conferma dell’individuazione è stata possibile grazie al confronto iconografico con altri due ritratti, affiancati per la prima volta in occasione dell’allestimento museale nella Sala di Augusto presso la sede del Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo, promosso dalla Fondazione Sorgente Group: il ritratto conservato nei Musei Capitolini, nel quale un tempo si voleva, invece, individuare l’immagine di Bruto minore, l’uccisore di Cesare e il ritratto, rinvenuto a Pompei nella c.d. Casa del Citarista, oggi conservato nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Le affinità fisionomiche sono evidenti, confermate dalla presenza in entrambe le teste della particolarità della doppia elica che divide i capelli sulla nuca, così come nel nostro esemplare. Inoltre, risulta necessario ricordare che il giovane Principe aveva assunto il patronato della città di Pompei: infatti nel c.d. Foro triangolare è stata ritrovata una base con dedica a M. Claudio M. f. Marcello / patrono.
Come afferma Giuliano, il ritratto di Marcello si colloca tra i maggiori capolavori della prima età augustea, confermando la grande maestria raggiunta dagli scultori nel fondere con armonia i canoni della ritrattistica tardo-repubblicana con quelli classicisti. Nel volto sono, così, espressi i particolari fisionomici del giovane attenuati da una compostezza di tradizione ateniese e insieme arricchiti dal colorismo patetico di assimilazione ellenistica. Lo scultore sembra, quindi, partecipare commosso alla sorte infelice del giovane Principe, stimato da Augusto e designato alla gloria, la cui vita fu spezzata improvvisamente.