Protome di Leone
Marmo bianco
Alt. 67 cm
III d.C. – con rilavorazione nel XIV secolo
La scultura è costituita da un blocco di marmo bianco antico rettangolare con la parte anteriore scolpita nella raffigurazione di una protome di leone che prorompe fiero con le fauci aperte e le zampe anteriori protese e puntate all’esterno. Il felino è caratterizzato da una folta criniera meno irsuta alla sommità del capo e più ricca ai lati con ciocche mosse, plastiche e ben delineate dall’uso del trapano; il muso fortemente aggettante è reso in modo espressionistico con masse pronunciate e solchi profondi. I muscoli corrugatori della fronte sono contratti emergendo dalla superficie e l’arcata sopraccigliare è rigonfia. I lati non sono lavorati, mentre interessante risulta in alto una cavità in collegamento con l’apertura delle fauci e un incavo sul lato destro. Il Prof. Antonio Giuliano in un suo studio (Antiqua statua Tygridis fluvii marmorea, in Studi normanni e federiciani, I, Roma 2003, pp. 225-228) ha identificato l’opera con la protome di leone che compare in un disegno di Marten van Heemskerck sotto il braccio della scultura del fiume Tevere collocata in Campidoglio ai piedi della doppia scalinata che conduce al Palazzo senatorio insieme alla statua del Nilo. Nel XIV sec. la scultura poi scomparve e fu sostituita nel restauro della lupa con i gemelli. La protome di leone nella sua collocazione originaria doveva servire alle necessità di mercato, probabilmente per le donazioni che avevano luogo in piazza del Campidoglio durante tutto il Medioevo. L’incavo sul lato destro doveva ricevere una caditoia di legno che chiudeva il bacino nel quale si conservavano i cereali che, attraverso la cavità posta in alto, venivano fatti passare per il foro nelle fauci.
Poiché il marmo è antico e riprende spunti antichi sia nell’iconografia che nel trattamento della superficie e nell’uso del trapano, si potrebbe collocare cronologicamente l’opera nel III d.C. con rilavorazione nel XIV in l’occasione del suo inserimento nella scultura del Tevere, mentre Giuliano ritiene che la scultura sia stata realizzata sotto il pontificato di Bonifacio VIII per il Giubileo del 1300.