Plinto di colonna con rilievo di Cerere
Marmo bianco
Alt. 70 cm
Fine II d.C.
Plinto di colonna con rilievo profondamente inciso su tutti e tre i lati creando in alcuni punti quasi un tutto tondo. Il lato posteriore non è lavorato poiché la base doveva aderire ad una superficie. Sul lato frontale troviamo una figura femminile seduta su seggio con chitone altocinto e mantello che ricade sulle gambe; nella mano sostiene una fiaccola, chiaro attributo di Demetra; sotto la seduta si scorge un cesto ricolmo di frutti e davanti a lei un erote, come sfondo a rilievo si scorgono le spighe di grano. Sul lato sinistro è scolpito un erote che miete il grano con un falcetto e sul destro un altro erote che porta sulle spalle un fascio di spighe raccolte e legate. Nel rilievo sono, quindi, unite le due identità di Demetra, per i romani Cerere: divinità legata alla coltivazione della terra e protettrice della fecondità dei campi (per questo sono scolpiti i geni stagionali che rafforzano il valore simbolico del trascorrere delle stagioni); insieme, è anche divinità degli inferi, alla ricerca di sua figlia Persefone, rapita da Ade (infatti, tiene tra le mani una fiaccola). Interessante è notare come questo abbinamento dei due attributi, la fiaccola e le spighe, sia non solo caratterizzante della dea, ma anche presente in reperti archeologici molto antichi. Un esempio è una coppa corinzia datata al 450 a.C. conservata nel Museo Archeologico Nazionale di Atene dove Demetra in trono regge tra le mani una fiaccola, delle spighe e steli di papavero. Questa iconografia è stata tramandata nei secoli fino a permeare anche la cultura e l’arte romana. Il nostro esemplare rientra nella tipologia di basi di colonne su alti plinti decorate all’interno di quadretti figurati con soggetti mitologici, cortei dionisiaci, scene di raccolta di grano e di vendemmia e le fatiche di Eracle. Piuttosto rari, sono attestati prevalentemente a Roma in un arco cronologico tra la fine del II e gli inizi del III secolo d.C., con lo scopo di abbellire i porticati delle residenze imperiali con soggetti agresti e stagionali, così come ci mostrano i quattro plinti della collezione Albani da ricondurre al contesto della villa dei Quintili.