GIOVANNI FRANCESCO BARBIERI, DETTO IL GUERCINO
(Cento 1591 – Bologna 1666)
Santa Cecilia
Olio su tela
89 x 67,5 cm
Eseguito nel 1658
In uno studio effettuato su questo dipinto, Denis Mahon, colloca cronologicamente la realizzazione di quest’opera nel 1658, il periodo più maturo della carriera del maestro centese. Egli, infatti, la riconosce fra le 4 opere commissionategli in data 29 agosto 1658, da Girolamo Panessi.
Nella sua elaborata ricerca su questo dipinto Mahon indica anche la presenza di una copia di bottega di misure simili, eseguita da Benedetto Gennari, molto probabilmente dipinta nello stesso periodo della commissione Panessi, con l’autorizzazione del committente, e oggi conservata nella Pinacoteca Civica di Cento, città natale dell’artista.
L’impianto compositivo a mezza figura isolata che caratterizza anche questa Santa Cecilia, venne sviluppato inizialmente da Guido Reni, che credeva che anche questo tipo d’immagine potesse trasmettere allo spettatore il giusto pathos, anche solamente attraverso i tratti del volto e la gestualità. Guercino cominciò a sviluppare maggiormente nei suoi dipinti questa concezione in seguito al suo trasferimento a Bologna che avvenne nel settembre del 1642, un mese dopo la morte del Reni, con la chiara ambizione di divenire il nuovo principale punto di riferimento artistico per la ricca committenza bolognese. Questo cambiamento non fu solamente dettato da logiche commerciali: negli ultimi anni si può constatare un fisiologico mutamento nella sensibilità artistica del Guercino; il suo fervore giovanile aveva lasciato spazio a una visione più introspettiva, pienamente riscontrabile nel ritratto di questa Santa Cecilia e nella semplicità del suo gesto.
Le opere della tarda maturità, quindi, non ricercano più il dinamismo dell’azione storica, bensì il momento centrale dell’atto, capace di racchiudere in sé un’intera narrazione.