Rilievo votivo tessalico
Marmo pentelico
Alt. 43 cm, largh. 52 cm
350-325 a.C.
Il rilievo si presenta su una lastra rettangolare priva di cornici sui lati e coronata da un frontone corredato da un acroterio centrale con contorno curvilineo; gli acroteri laterali sono perduti: una conformazione analoga si incontra sui rilievi votivi realizzati in Tessaglia nel corso del IV secolo a.C. Dal piano inferiore di base si stacca un tenone, funzionale all’innesto del rilievo in un supporto; il lato posteriore è sbozzato e reca visibili i segni della subbia, la superficie dei fianchi non è rifinita.
L’opera esaminata da Elena Ghisellini (in “Athena Nike: la vittoria della dea”, Roma 2013, pp. 118-215) presenta una scena complessa: a due personaggi su quadriga tirata da quattro cavalli si contrapponeva un gruppo composto da cinque figure stanti. Sulla quadriga si erge un personaggio maschile frontale, con elmo (lophos) e una corazza anatomica, da cui fuoriesce la manica corta del chitone, pone la mano destra sul parapetto del carro e imbraccia con la sinistra un grande scudo circolare; la testa è inclinata di tre quarti verso la sua destra. Accanto al guerriero è una figura femminile con la testa inclinata e coperta da un lembo del mantello. I cavalli sono scolpiti con estrema cura come mostrano i corpi muscolosi dall’accurato disegno anatomico, in varie posizioni e atteggiamenti. Nei due personaggi sul carro è possibile riconoscere la coppia, divina o eroica, a cui il rilievo era dedicato, mentre nelle cinque figure stanti a sinistra possiamo individuare un gruppo di adoranti, probabilmente uniti da vincoli familiari, che rendono omaggio alla coppia recando offerte o alzando la mano destra nel gesto della preghiera.
Il rilievo denota una fattura piuttosto sensibile e raffinata, che nonostante il forte dilavamento della superficie, si coglie ancora nei musi frementi dei cavalli, nel modellato mosso e vibrante delle loro partiture anatomiche, nelle sottili incisioni che definiscono i particolari delle zampe, nelle pieghe minute che vivificano i panneggi, nella delicatezza dei tratti dei volti. La successiva rifinitura pittorica, sicuramente presente, faceva meglio risaltare le figure dal fondo, conferiva loro maggiore naturalezza e definiva e ravvivava i particolari. L’acroterio centrale era certamente completato da una palmetta dipinta e con il colore poteva essere tracciata l’iscrizione che forse corredava la lastra.
I confronti più stringenti per la lastra della collezione, tanto per la tipologia quanto per le scelte iconografiche e compositive, si rintracciano fra i rilievi votivi tessalici, inserendosi in una serie omogenea, verosimilmente ascrivibile a una stessa bottega.
Il rilievo della collezione rivela assonanze con il frammento da Krannon, in Larissa, quello da Mylai a Halmyros e l’esemplare a Malibu, presso il The J. Paul Getty Museum. La dedica iscritta sulla lastra di Malibu assicura l’identificazione del guerriero sulla quadriga con l’eroe Achille, il quale, essendo nato in Tessaglia dal sovrano locale Peleo, doveva essere oggetto di venerazione nella regione. Nella figura femminile che lo affianca di recente si è riconosciuta Deidamia, figlia del re Licomede e sposa di Achille, ma sembra maggiormente condivisibile la proposta, formulata in passato, di scorgervi Teti, la madre dell’eroe, che dopo la morte a Troia conduce il figlio a Leuke, l’isola dei Beati, dove egli fu venerato come dio o come eroe. La ricerca di spazialità, l’addensamento e la distribuzione su più piani dei fedeli, la tendenza alla presentazione frontale dei personaggi suggeriscono un inquadramento cronologico del rilievo della Fondazione nel terzo venticinquennio del IV secolo a.C.